L’urgenza di crescere: intervista a Susanna Galesso, “Corriere Imprese”, 20 luglio 2020.

Temi e Contributi
27/07/2020

Le imprese, messe alla prova dall'attacco inaspettato della pandemia, sono chiamate ad interrogarsi su come potrebbe cambiare il proprio modello di business e ad intraprendere un percorso di analisi e riformulazione delle strategie aziendali, anche per cogliere le opportunità che questa crisi potrebbe offrire. Lo sottolinea Susanna Galesso, dottore commercialista e partner di Cortellazzo&Soatto, nel delineare i «driver» per la ripresa e l'economia che verrà dopo il virus.

Dottoressa Galesso, da dove bisogna cominciare?
«Dalla consapevolezza che questa dev'essere necessariamente una fase di pensiero e di cambiamento: il focus si sta ora spostando dall'emergenza della gestione della liquidità per mettere in sicurezza la continuità aziendale, alla necessaria definizione di una visione prospettica sul futuro dell'azienda. Pur in un contesto di estrema incertezza, ci sono domande sulle quali gli imprenditori devono focalizzarsi per ridisegnare la propria strategia, molte della quali passano dal comprendere in che modo il processo di accelerazione digitale in atto potrà cambiare il modello di business: pensiamo all'impatto sulle abitudini dei consumatori/clienti, sui canali distributivi, sulla filiera. Molti sono in cambiamenti in atto e i fattori chiave da considerare nella ripartenza per la creazione di valore nel medio lungo termine».

I primi?
«Senza dubbio l'attenzione alle risorse umane e all'organizzazione; c'è bisogno di nuove competenze professionali e manageriali per gestire processi e servizi sempre più articolati e complessi, di multidisciplinarietà e lavoro di squadra per contaminare esperienze e competenze accelerando la capacità di reazione alle sollecitazioni del mercato, di una governance strutturata con adeguati sistemi di deleghe e responsabilità. Questo è un punto su cui le nostre PMI possono giocarsi una buona opportunità».

Si pone, inevitabilmente, anche un tema di pianificazione delle strategie aziendali.
«Certamente, pianificazione strategica e controllo di gestione sono temi sui quali da anni si cerca di sensibilizzare e stimolare le aziende ma che, oggi, diventano necessari e urgenti: sono oggi più che mai necessarie solide competenze ma anche strumenti e modelli di pianificazione e controllo strategico che consentano analisi per scenari di segmentazione di prodotto, canale, mercato e cliente, di analisi della concorrenza e di posizionamento competitivo. Servono piani economico-finanziari per verificare la capacità dell'azienda di generare flussi di cassa e di reddito adeguati a garantire continuità e sviluppo al business e informazioni tempestive e sistematiche per il monitoraggio dei risultati aziendali al fine di intervenire con rapidità».

Tutto ciò chiama in causa anche il tema delle dimensioni e della robustezza aziendale: è finalmente arrivato il momento di realizzare queste benedette aggregazioni tra imprese?
«Le aggregazioni sono da sempre un motore di accelerazione per la crescita e lo sviluppo delle nostre imprese. Sono operazioni che, con natura e scopi diversi, aiutano a garantire continuità, sviluppo e creazione di valore nel tempo, perché consentono di raggiungere dimensioni più adeguate al contesto competitivo globale ed economie di scala, di consolidare quote di mercato, di diversificare il business in nuovi settori, di penetrare nuovi mercati o nuovi canali, di reperire risorse finanziarie per sostenere i processi di innovazione e di internazionalizzazione. Oggi queste operazioni possono essere un'opportunità strategica urgente».

Anche gli imprenditori la percepiscono, finalmente?
«Per alcune nostre realtà, in particolare le PMI con un'organizzazione manageriale ancora non molto strutturata e una governance di tipo familiare, la valutazione di un percorso aggregativo come fattore di crescita, qualunque ne sia la natura, è ancora in una fase embrionale, anche se è certamente in atto un processo virtuoso di cambio culturale e di nuova visione strategica, certamente accelerato anche dalla crisi pandemica, che potrebbe aiutare i processi aggregativi».

Per concludere: cosa dobbiamo attenderci dopo l'estate? La cosiddetta pandemia economica deve ancora farci vedere il suo lato più oscuro?
«Certo il contesto economico è difficile e il 2020 sarà un anno nel quale l'equilibrio economico e finanziario di molte aziende potrebbe essere intaccato, con conseguente impatto negativo nel dialogo con il sistema bancario, che rappresenta ancora oggi il principale interlocutore nel sostegno finanziario delle nostre imprese. C'è però ancora troppa incertezza per fare previsioni e dobbiamo aspettare l'autunno per avere segnali più chiari».