Le nuove aliquote Iva in vigore nell’UE

Temi e Contributi
09/03/2012

Gli aumenti delle aliquote IVA disposti in occasione della “Manovra di Ferragosto” (D.L. n. 138/ 2011) e della “Manovra Monti” (D.L. n. 201/ 2011) rappresentano l’occasione per fare il punto della situazione sulle diverse percentuali di imposta oggi vigenti negli Stati dell’Unione Europea. Anche altri Stati hanno infatti deciso, dato il particolare contesto economico, un aumento delle aliquote.

Aumentare le aliquote IVA è stata, soprattutto negli ultimi anni, una delle misure strategiche e strutturali più utilizzate da diverse economie per raccogliere risorse per fronteggiare la crisi globale, anche nell’ottica di non incidere sulla tassazione diretta; solo negli ultimi anni la percentuale applicata in Germania è aumentata dal 16 al 19%, quella britannica dal 17,5% al 20%, quella spagnola dal 16 al 18%.[1]

In Italia la “Manovra di Ferragosto” (D.L. n. 138/2011, convertito nella L. n. 148/2011), ha innalzato l’aliquota ordinaria dal 20 al 21%,  a partire dal 17 settembre 2011.

Le differenti tassazioni IVA applicate dimostrano come questa variabile sia saldamente nelle mani dei governi statali, nonostante l’Unione Europea abbia cercato di promuovere già con il Libro Bianco del 1985[2] una razionalizzazione (un’aliquota ordinaria non inferiore al 15% e non superiore al 25%, e una ridotta, per alcune operazioni, purché non inferiore al 5%), in previsione dell’adozione di una unica aliquota IVA “federale” cui il legislatore europeo non ha mai rinunciato.[3]

L’obiettivo delle politiche comunitarie in materia di IVA era evitare gli effetti distorsivi della concorrenza nel commercio intracomunitario che le differenziazioni avrebbero potuto generare, per effetto del fatto che, a parità di imponibile, l’aliquota incide sul prezzo al consumo del bene.

Grazie ai meccanismi di correzione adottati, la pluralità di aliquote non ha prodotto significative perturbazioni all’interno del mercato unico, lasciando ai legislatori nazionali la possibilità di gestire autonomamente l’IVA nel rispetto degli altri obblighi comunitari.

La modulazione autonoma delle aliquote da parte dei legislatori nazionali è diventata, di fatto, uno degli strumenti con cui questi hanno deciso di affrontare la crisi economica: la seguente tabella riepiloga i più recenti aumenti IVA nell’Unione Europea.

In Italia l'ulteriore aumento dell'IVA è già stato programmato: l'art. 18, D.L. n. 201/2011 (convertito nella L. n. 214/2011), ha infatti preannunciato l'aumento dal 10 al 12% e dal 21 al 23% dal primo ottobre 2012, mentre a decorrere dal primo gennaio 2014 è previsto un incremento di 0,5 punti percentuali (12,5% e 23,5%).
Tra le motiviazioni che spiegano la scelta di aumentare le percentuali IVA, in primo luogo, vi è la produzione di un gettito immediato e sicuro; viceversa si segnalano il rischio di una diminuzione dei consumi e il rischio di un aumento dell'evazione IVA, dovuti proprio alle maggiori aliquote.[4]

Paese

Aliquota ridotta

(dal 01.01.2010) [5]

Aliquota ordinaria

(dal 01.01.2010) [6]

Aliquota ridotta

(dal 01.01.2012)

Aliquota ordinaria

(dal 01.01.2012)[7]

Austria

10/12

20

10/12

20

Belgio

6/12

21

6/12

21

Bulgaria

7

9 (01.04.2011)

20

9

20

Cipro

5/8

15

5/8

15

17 (01.03.2012)

Repubblica Ceca

10

20

14

20

Germania

7

19

7

19

Danimarca

-

25

-

25

Spagna

4/7

4/8 (01.07.2010)

16

18 (01.07.2010)

4/8

18

Estonia

9

20

9

20

Francia

2,1/5,5

19,6

2,1/5,5

19,6

Finlandia

8/12

9/13 (01.07.2010)

22

23 (01.07.2010)

9/13

23

Regno Unito

5

17,5

20 (04.01.2011)

5

20

Grecia

4,5/9

5/10 (15.03.2010)

5,5/11 (01.07.2010)

6,5/13 (01.01.2011)

19

21 (15.03.2010)

23 (01.07.2010)

6,5/13

23

Ungheria[8]

5/18

25

5/18

27

Italia

4/10

20

21 (17.09.2011)

4/10

4/12 (01.10.2012)

4/12,5 (01.01.2014)

21

23 (01.10.2012)

23,5 (01.01.2014)

Irlanda[9]

4,8/13,5

4,8/9/13,5 (01.07.2011)

21

4,8/9/13,5

4,8/13,5 (01.01.2014)

23

Lussemburgo

3/6/12

15

3/6/12

15

Lituania

5/9

21

5/9

21

Lettonia

10

12 (01.01.2011)

21

22 (01.01.2011)

12

22

Malta

5

5/7 (01.01.2011)

18

5/7

18

Olanda

6

19

6

19

Portogallo

5/12

6/13 (01.07.2010)

6/13 (01.01.2011)

20

21 (01.07.2010)

23 (01.01.2011)

6/13

23

Polonia

3/7

5/8 (01.01.2011)

22

23 (01.01.2011)

5/8

23

Romania

5/9

19

24 (01.07.2010)

5/9

24

Svezia

6/12

25

6/12

25

Slovacchia

10

6/10 (01.05.2010)

10 (01.01.2011)

 

19

20 (01.01.2011)

10

20

Slovenia

8,5

20

8,5

20

 


[1] Cfr. SANTACROCE, B., 2011, “La lezione dell’Europa sull’aumento IVA”, Il Sole 24 Ore, 21/08/2011.
[2] Cfr. http://www.europarl.europa.eu.
[3] Cfr. CENTORE, P., 2011, “Il regime delle aliquote IVA nell’Unione Europa: attualità e prospettive”, in Corriere Tributario, n. 40/2011, pp. 3249-3250.
[4] Cfr. SANTACROCE, B., 2011, “La lezione dell’Europa sull’aumento IVA”, Il Sole 24 Ore, 21/08/2011. RIZZARDI, R., 2011, “La riforma fiscale soddisfa le esigenze di razionalizzazione del sistema IVA?”, in Corriere Tributario, n. 30/2011, p. 2400. 
[5] Cfr. BIVONA, B., 2011, “Iva: dal 2011 nuove aliquote in Europa pronte al debutto”, Fisco Oggi, 1/02/2011. 
[6] Cfr. SANTACROCE, B., 2011, “La lezione dell’Europa sull’aumento IVA”, Il Sole 24 Ore, 21/08/2011.
[7] Cfr. http://www.e-services.agenziaentrate.it/aliquote_iva.
[8] Cfr. AAVV., 2012, “Ungheria: balzo in avanti per l'aliquota Iva standard”, Fisco Oggi, 5/01/2012. 
[9] BIVONA, B., 2011, “Irlanda: anche la ex-tigre celtica alza l’asticella dell’IVA per fronteggiare la crisi economica”, Fisco Oggi, 22/12/2011.


a cura di: 

dott.ssa Maria Piovan

pubblicato su:

C&S Informa, volume 13, numero 1 anno 2012