Parliamo di doppia transizione, digitale e sostenibile, come elemento imprescindibile per la competitività delle nostre aziende sui mercati: dal vostro osservatorio, il tessuto imprenditoriale del Nordest come sta recependo questo sforzo innovativo?
«Il percorso rappresenta ancora una sfida per molte aziende ‒ risponde Susanna Galesso, partner di Cortellazzo&Soatto ‒, specialmente per le PMI che possono avere limitate competenze specialistiche, assetti organizzativi e sistemi di controllo ancora poco strutturati, difficoltà a reperire le risorse finanziarie per gli investimenti e anche una certa resistenza al cambiamento, acuita dalle incertezze del contesto macroeconomico. Stiamo tuttavia osservando una sempre maggior attenzione a questi temi, e il riconoscimento da parte degli imprenditori che la digitalizzazione dei processi e l’adozione di politiche sostenibili nelle strategie aziendali sono la chiave abilitante per garantire la creazione di valore nel medio-lungo termine. Lo sviluppo del business, l'efficienza operativa, la capacità di attrarre risorse e non ultimo l'accesso al credito richiedono ineludibilmente l'avvio e l'accelerazione di un percorso virtuoso verso la doppia transizione».
Si avvicinano scadenze come quelle dettate dalla nuova Direttiva europea, che obbligherà una platea di aziende molto più ampia dell'attuale a presentare un Reporting di sostenibilità: i nostri imprenditori ne sono consapevoli e come stanno intervenendo sull'organizzazione aziendale per farsi trovare pronti?
«La nuova Direttiva sul Reporting di Sostenibilità (CSRD) è un passo molto importante perché chiede alle imprese la concreta misurazione delle performance di sostenibilità e una trasparente e tracciabile divulgazione dei risultati raggiunti, interessando anche la catena di fornitura. Poche imprese hanno ben chiaro cosa preveda la nuova direttiva, ma è certo che sta sollecitando un cambiamento di approccio strutturale e un'accelerazione del percorso volto a individuare i temi ESG rilevanti, i rischi e le opportunità, a verificare le infrastrutture più adeguate per la gestione digitale dei dati e, non da ultimo, a definire le strategie e gli obiettivi di MLT».
In questo scenario, il ruolo dei consulenti diventa, se possibile, ancora più pregnante: cosa potete fare per sostenere e orientare efficacemente le imprese verso questo duplice obiettivo?
«Ogni impresa troverà strade diverse per percorrere la twin transition. Il primo nostro ruolo è di facilitatori del percorso, anzitutto attraverso l'informazione per favorire scelte consapevoli e promuovere una nuova cultura. Il nostro compito si declina anche nel fornire supporto all'analisi della situazione aziendale e delle aree di possibile miglioramento, all'identificazione gli indicatori chiave (KPI) per una costante valutazione e monitoraggio delle prestazioni, alla definizione di piani strategici caratterizzati anche da nuovi modelli di business, fino alla predisposizione del reporting di sostenibilità».
Quanto potrebbe impattare, in termini di costi/benefici, il processo della doppia transizione sull’organizzazione e sui bilanci aziendali?
«L'impatto può variare notevolmente da un'organizzazione all'altra, ma bisogna sempre considerare che la doppia transizione è un processo graduale e come tale deve essere considerato un investimento strategico per il futuro. Senz'altro può comportare investimenti significativi in nuove tecnologie digitali, formazione del personale, nuovi prodotti e processi sostenibili. Ma i potenziali benefici per la creazione di valore nel MLT sono rilevanti: miglioramento dell'efficienza operativa, innovazione di processo e di prodotto, nuove opportunità di business, in termini di target e di mercati, una migliore reputazione e immagine aziendale».
Giudicate necessaria, soprattutto nelle aziende più strutturate, l'introduzione di figure manageriali dedicate a governare questo passaggio?
«L'introduzione di figure manageriali dedicate è fondamentale per guidare e coordinare gli sforzi aziendali verso la trasformazione digitale e la sostenibilità, garantendo l'allineamento strategico e l'implementazione efficace delle iniziative. Tuttavia, non necessariamente l'acquisizione di competenze ambientali e digitali passa per l'inserimento di nuove figure esterne, ma può anche essere garantita da un adeguato upskilling di risorse già presenti in azienda».